di Lorenzo Parolin[L8/673]
Hai presente due bambini che si contendono un giocattolo e lo rompono strattonandolo? Ed hai presente gli stessi due bambini che condividono il gioco? Sono esattamente la stessa cosa, solo che nel primo caso prevale l’egoismo e l’insoddisfazione, e nel secondo l’altruismo e la gioia esuberante. Basta un nulla (un po’ di ostilità) perché tutto si complichi e si rannuvoli , e basta un nulla (un po’ di collaborazione) perché tutto si semplifichi e si colori . Che l’amore ci sia o non ci sia dipende da una libera scelta. Il bene lo si deve volere adottando l’atteggia-mento giusto , non è un fatto automatico o spontaneo. E non basta volere bene: tutti vogliono il proprio bene senza mai trovarlo! Il dell’altro. Aiutando l’altro si aiuta sé stessi. Così ha stabilito la Natura: se manca l’amore, manca la gioia, anche se si ha successo e si diventa i padroni del mondo. La Realtà, a nostra insaputa, è fondata sulla legge dell’amore , senza eccezioni. Chi capisca l’antifona e vi si sottometta, adottandola in tutte le circostanze, starà bene con poca fatica; chi invece voglia farla andare come meglio gli pare, farà tanta fatica e i risultati saranno deludenti. Siamo liberi di fare, ma per conoscere la gioia non c’è altra via che amare. Perché sia così è un mistero, sappiamo però che di fatto questa teoria funziona: l’amore è una condanna dolce. Analizza il livello della tua felicità, e se non è soddisfacente modifica in meglio il tuo modo di atteggiarti verso il prossimo: il beneficio sarà sorprendente.
Avrai sperimentato quanto sia bello andare d’accordo e collaborare, e quanto sia stressante e insoddisfacente tenere il broncio alle persone. Se non altro per convenienza è bello cedere all’amore.
Anche nel fare all’amore ci può essere o non essere l’amore. Il movimento per la vita resta lo stesso, ma chi sia alla ricerca di una soddisfazione di tipo fisico avrà qualche istante di piacere (con stimolo a ripetere l’azione per riviverlo); chi invece coinvolga la mente e anche il cuore avverte qualcosa di sublime (una sorta di corto circuito) che lo appaga completamente. I rapporti sessuali non sono un male: sono stati pensati da Dio! Ma devono essere un modo speciale di dire “ti voglio bene”, non uno sfogo dei sensi.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/673]